Le Vetrine di Bisso Bistrot si vestono di “ex vuoto” di Igor Scalisi Palminteri
Oggi 14 luglio 2020 doniamo alla città una riflessione profonda sul presente e futuro prossimo, affondando nella storia come modello, reagendo, riflettendo, Igor Scalisi Palminteri pittura regala una suggestione amara, reale e mai scontata.
Il tema della ridistribuzione sia essa economica ma sopratutto culturale, le relazioni umane e il potere che ci governa, domande che meritano riflessioni e risposte.
Vogliamo “ricordare” la Santuzza di Palermo e “non dimenticare” lo svuotamento generato dal lockdown cominciato quattro mesi fa nelle vite di ciascuno, che ha compromesso le relazioni umane, mettendo in discussione la ricerca, la propria identità, il qui e ora, ponendoci di fronte all’incertezza del “dove stiamo andando?”.
Igor ci dona una riflessione storica e metastorica: se da una parte l’incertezza si compie nei confini di una realtà abbandonata che ben ci ha saputo raccontare Leonardo Sciascia, dall’altra la Santuzza, bendata e con lo sguardo rivolto in alto a trascendere quella stessa mera realtà e con la leggerezza che la contraddistingue, incoraggia i deboli a sconfinare il vuoto in cui ci imprigiona la nostra terra
Lì dove “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. […] con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso” (cit. I. Calvino)
Quando oggi, tranne in pochi, tutti siamo più deboli… tutto il mondo è più debole, tranne pochi.
Un paio di disegni (ispirati all’immaginario degli “ex voto”). Il consueto e piacevole pensiero rivolto alla Santa della mia amata città. Dario Bisso mi ha invitato anche quest’anno ad allestire le vetrine del suo Bisso Bistrot. Il mio vuole essere un “dis-omaggio” al non-presidente della regione Siciliana e al suo attendente non-assessore alla cultura leghista venduto. Accanto ai disegni le parole, purtroppo quanto mai attuali, di Sciascia:
“La mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole, manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta.”